mercoledì 27 giugno 2012

Il giorno italotedesco

Tra domani e dopodomani molte delle notizie che leggeremo riguarderanno due stati europei e le loro relazioni: Italia e Germania.
Ci sarà un vertice europeo che tutti indicano come decisivo per il futuro della nostra moneta unica: Monti e Merkel insieme a Hollande avranno un ruolo di primo piano.
E ci sarà la semifinale degli Europei 2012, che per forza di cose sarà decisiva in quanto decreterà chi fra Italia e Germania disputerà la finale.


Il Post.it dedica due articoli a questo proposito.
Uno è una galleria di foto dal titolo "Com’è fatta la Germania" (da cui ho preso la foto pubblicata della Faber-Castel).
L'altro è un post di Adriano Bacconi che ci racconta con quali investimenti di risorse umane e monetarie le due nazioni arrivano a giocare la partita di domani.

Ma la vera notizia devo ancora darla: io sto seguendo gli europei. Io!
Guardo le partite, soffro, esulto, eccetera eccetera. Cosa mi sta succedendo?

sabato 23 giugno 2012

Alan Turing (23-06-1912/07-06-1954)




Padre dell'informatica, genio matematico (teoria della calcolabilità, indecidibilità del problema della terminazione, funzioni ricorsive, tesi di Church-Turing...), visionario anticipatore della teoria alla base dell'intelligenza artificiale, crittografo durante la seconda Guerra Mondiale. Omosessuale, fu arrestato e castrato chimicamente. Morì suicida a 41 anni.





lunedì 18 giugno 2012

Due film uguali da vedere


E' già da un po' che volevo scrivere questo post, col quale vorrei mettere a confronto due fim secondo me molto simili, ma che hanno ricevuto critiche molto diverse.



Il primo film si intitola "La città di Dio" (titolo originale "Cidade de Deus"), è un film brasiliano del 2002, tratto dall'omonimo libro Paulo Lins.

Questo film narra le vicissitudini e la cruda realtà di una favelas di Rio de Janeiro (chiamata appunto "la città di Dio"), nel periodo che va dagli anni 60 agli anni 80, mettendone in evidenza l'evoluzione, i giochi di forza tra i vari poteri criminali, le dinamiche interne
Tutto ciò è raccontato in prima persona dal protagonista, che durante la sua vita  rimane un po' in disparte rispetto alla dinamiche del crimine vivendole in maniera trasversale, e che, alla fine, riuscirà a trovare la sua strada.




La trama è davvero ben architettata, durante la narrazione vengono presentati tutta una serie di personaggi, con le relative sottostorie piu o meno rilevanti, che si intrecciano in un connubio nel quale ogni evento è legato ad un altro, ogni personaggio è legato ad un altro, ma (è questo uno dei pregi del film) tutto ciò è riportato in maniera precisa ed ordinata.
Nonostante la complessità non c'è mai confusione, e ciò rende questo film davvero piacevole e scorrevole.

Inoltre le ambientazioni sono davvero curate, le luci e la fotografia bellissime, i personaggi sono raccontati con una grande naturalezza che non sminuisce però la loro individualità (piu o meno complessa).

Infine questo film è tratto da una storia vera, ed anche le varie sotto-storie che si intrecciano sono documentate.





Insomma veramente un film bello, aticolato, fatto bene, piacevole, sicuramente uno dei miei film preferiti in assoluto.




Passiamo ora al secondo film: "Il milionario" ("Slumdog Millionaire"), film del 2009, produzione indiana, regia di Danny Boyle.

Certamente tutti l'avrete visto, percui è inutile soffermarci sulla trama.
Dirò solo che a mio avviso questo è un mezzo plagio (mal riuscito) nei confronti di "City of God", in quanto entrambi i film narrano storie molto simili, con ambientazioni simili, ma quel che è peggio e che le narrano in maniera molto simile.

Anche in "Il Milionario" infatti viene raccontata la realtà delle favelas, questa volta indiane, attraverso gli occhi e la vita del protagonista (da quando era bambino fino a quando diventa adulto) narrato in prima persona, attraverso i cui racconti vengono introdotti tutta una serie di personaggi e sotto situazioni (proprio come nell'altro film)


La differenza secondo me è che in "Il milionario" tutto ciò è fatto molto peggio: alcuni personaggi sono poco credibili e al limite del caricaturale, le vicende sono a tratti assurde, a tratti vorrebbero passare per denuncia sociale, la trama è un po' caotica e fa riferimento a questa storia d'amore intorno alla quale gira un po' tutto il film, ma che alla fine si rivela un po' una storiella da due lire (vedi locandina), che si conclude con il coronamento di questo amore osteggiato da tutti e da tutto

Carina l'idea del far venire fuori questi ricordi attraverso le domande del quiz.








Insomma, come spesso mi succede mi trovo molto in disaccordo con la critica cinematografica: quello che per me è un mezzo capolavoro  ha vinto zero Oscar, quella che secondo me è una sua mezza scopiazzatura (tra l'altro neanche tanto ben riuscita) ne ha vinti otto....




venerdì 15 giugno 2012

Sondaggi, trend di voto e Lega Nord


Una riflessione a cui pensavo stamattina:

a giudicare dalle elzioni appena svolte è chiaro che i partiti "classici" sono in difficoltà, in particolare il PdL e la Lega.

e fin qui nulla di nuovo, però guardando meglio il trend elettorale bisogna fare delle distinzioni:
il PdL nel 2008 era al 37%, quando si è insediato Monti era stimato al 25%, oggi al 18%

la Lega invece nel 2008 era al 8.3%, quando si è insediato Monti era al 8.7 %, per poi registrare il crollo che ha avuto alle ultime amministrative.





quindi, viene logico pensare che ciò che ha abbattuto il PdL siano stati gli scandali Ruby, la schifosa compravendita dei parlamentari, lo scandalo Lavitola, lo scandalo Verdini, l'affare Bertolaso e gli appalti alla Maddalena,  ma, soprattutto, l'acuirsi della crisi e il palesarsi in maniera inequivocabile di quanto quel partito fosse incapacitato a guidare il paese

Ciò che invece ha abbattuto la Lega è stato, sostanzialmente, lo scandalo Belsito, con ciò che ha fatto emergere, cioè la questione della famiglia Bossi, e la faccenda di Rosi Mauro. Tre questioni legate tra loro ed uscite nello stesso periodo.

Quindi, a fronte di decine di scandali che riguardano i dirigenti del PdL, agli elettori della Lega ne è bastato UNO per mandare a cagare gli esponenti del partito che magari hanno sempre votato.

Con questo non voglio dire che la Lega e il suo elettorato non abbiano le loro contraddizioni, però è una cosa che fa riflettere.

In conclusione in questo ci leggo una certa intelligenza (politica) da parte dell'elettorato leghista, che sembra rifiutare la logica del voto di schieramento, molto diffuso e tipico dell'elettorato nostrano

Ok, ora insultatemi pure!


mercoledì 13 giugno 2012

Una pioggia di saponette

Carissimi
intendiamoci. In questo paese non c'è nulla di meglio da fare davvero. Il clima di sospetto, da rivista patinata, da delirio di curiosità collettivo è melmoso.

Dichiarare che in Nazionale sono presenti due omosessuali, un bisessuale e tre metrosessuali (e, dico io, un pentasessuale, un labrador sempre ubriaco, due ermafroditi e persino una donna lesbica pacifista di colore) è ancora un modo per scatenare il degenero. Questo fatto è un termometro di quanto siamo messi male.

Confessione. Mio fratello è stato metrosessuale. Oddio! Già 'sta storia della metrosessualità va davvero capita... Uno si lava e subito "magari è frocio".

Ci sono siti dove si fanno sondaggi per determinare colui che si apposta nella doccia con un container di saponette, pronto all'attacco. Ci rendiamo conto? Basta il sospetto e subito: "Beh, io lo avevo sempre detto!"

E una parola di difesa per il buon Antonio. Insomma... Mica è dottorato a Oxford! Che vi aspettate? Indignarsi per le sue parole è ipocrisia. QUELLA è la voce del popolo, al di là di tutte le sedimentazioni di buona educazione a cui possiamo fare riferimento. Fa spaventosamente anni Novanta turbarsi per certe parole. Naturalmente è doveroso, per non fomentare un eccesso di libertà nell'uso delle parole...

E ancora una volta mi ritrovo a sviluppare i discorsi dei miei post più vecchi: tutte queste parole... Insomma... Qui non si può più parlare senza offendere nessuno. Siamo in un mondo popolato da ipoudenti, ipovedenti, diversamente abili, diversamente credenti, queer, bisex occasionali... Non ne posso più di questi filtri. Abbiamo un eccessivo feticismo democratico per le parole.

Non è certo Cassano con le sue parole che ha fatto cambiare idea a qualcuno in merito alla questione. Nè ha d'altronde sorpreso coloro che al bar avrebbero detto la stessa cosa.

Io dico che è nazismo contro le parole dichiarare che alcune hanno più diritti di altre. Le altre le leviamo dal dizionario? Le rintaniamo nel lager delle parole proibite? Il problema non è la parola che si utilizza. Ma il fatto che la cosa è evidentemente vissuta come un tabù. Lo provano le reazioni del web.

Accettiamo semplicemente che abbiamo ancora del lavoro da fare. Non facciamo passare Cassano per un troglodita dell'età della Pietra per convincerci che non ci sono problemi e che lui è una mosca bianca. I problemi CI SONO.

Per finire... Giocate anche voi a capire chi è il pentasessuale!!!




martedì 12 giugno 2012

L'obiettivo educativo


L'altra mattina sentivo l'intervento di un'ascoltatrice di RadioTre lamentarsi della scomparsa dalle materie scolastiche dell'ora di educazione civica. Secondo lei (ma è una tesi che ho già sentito altre volte da altre persone) questa scelta ha contribuito fortemente a far crescere le nuove generazioni senza un senso civico capace di trasmettere il valore del bene comune.

Questa storia non mi convince. E' chiaro che sia la famiglia a giocare il ruolo fondamentale nell'educazione di un bambino poi ragazzo, nel bene e nel male, ma al secondo posto io metterei la scuola, dunque trovo intelligente interrogarsi su come renderla un luogo di educazione oltre che di istruzione. Ma l'educazione civica è uno strumento al passo coi tempi?

Certo, finché a un bambino delle elementari la maestra insegna l'importanza di non gettare i rifiuti per terra, o fare la differenziata, ecc, non si può che essere favorevoli. Ma già nell'età delle scuole medie quanto resta di queste "lezioni del cittadino modello"? Mi viene in mente il mio libro di educazione civica, di cui ricordo solo un unico argomento: l'educazione stradale. Per me era divertente capire come muoversi correttamente per strada perché mi vedevo a guidare l'agognato cinquantino e pazienza se si trattava solo di immaginazione: mi faceva sentire grande.


Casualmente nello stesso giorno mi sono trovato a leggere un post di Amedeo Balbi (vecchia conoscenza del Vpostulato) nel quale propone un approccio scientifico al problema:
...per essere buoni cittadini, nelle scuole si dovrebbe insegnare a saper leggere una statistica, a valutare le grandezze, a interpretare un grafico, a non scambiare una correlazione con un rapporto di causa-effetto, a capire cosa significa davvero fare una previsione, a ragionare in modo quantitativo, a valutare le incertezze, a soppesare le prove, a selezionare le ipotesi, a interpretare i fatti in modo obiettivo, ad analizzare logicamente un’affermazione, a saper formulare le proprie idee in modo logico, a capire se una domanda è ben posta – potrei continuare a lungo ma credo si sia capito il punto.
Sono pienamente d'accordo con Balbi: insegnare ad essere buoni cittadini non può più limitarsi all'impartire la buona educazione, deve diventare il passare un bagaglio culturale che permetta al ragazzo che cresce di essere autonomo nel farsi una propria opinione per sapersi districare nella sua vita adulta. L'obiettivo educativo deve diventare la formazione di un cittadino che sappia partecipare attivamente alle decisioni della propria società.

domenica 10 giugno 2012

Eco - Trick tips : sapone autoprodotto

 
Come tutti sappiamo un elemento fondamentale dalla vita quotidiana è il sapone, elemento che utilizziamo ma del quale spesso non sappiamo niente: provenienza, componenti, ecc…


Informandomi un po’ ho scoperto che la maggior parte dei saponi, bagnoschiuma, shampoo che utilizziamo piu che saponi sono detergenti, la cui composizione chimica comprende funghicidi, battericidi, e altri componenti che possono risultare inquinanti per l’ambiente nonchè nocivi sulle pelli piu delicate (ma non solo).
Inoltre la stragrande maggioranza di essi viene testata, direttamente o indirettamente, su animali vivi.

Ovviamente ci sono aziende molto attente ai temi sopracitati, comunque ho deciso di imparare a creare  direttamente il sapone per i fatti miei, e devo dire che il procedimento è estremamente semplice, veloce, l’attrezzatura richiesta è minima.


l'elemento essenziale per produrre sapone è (guarda un po') l'olio!

Percui, in continuità con il mio vecchio post, ecco un altro modo per riutilizzarlo (magari con quello da frittura non ci farete proprio del sapone per il corpo, piu che altro potrebbe andare bene per produrre sapone per i panni)



Comunque, in questa e questa pagina potete trovare tutte le informazioni, materiali, ricette, dosi, e tutto ciò che serve per intraprendere questa strada che, nonostante la semplicità, dà discrete soddisfazioni!

Alla prossima dritta sull'autoproduzione!

Tommi

venerdì 8 giugno 2012

Link - 8 giugno

  • Il segretario del PD Bersani ha detto che si faranno le primarie. E Renzi, con un'intervista al Foglio, si candida;
  • complottismo all'italiana: ieri si è scoperto che l'attentato a Brindisi è stato fatto  probabilmente per vendetta personale da una singola persona, non da mafia, anarchici, servizi segreti o sette giudo-pluto-massoniche. Michele Brambilla su la Stampa fa un riepilogo di tutto quello che è stato detto subito dopo l'attentato;
  • Luca Telese lascia il Fatto Quotidiano, per fondare un nuovo giornale e soprattutto perché non è più d'accordo con la linea editoriale (distruttiva e non costruttiva) del giornale. Qui l'intervista del Corriere a Telese, e qui il "saluto" del Fatto (che non si smentisce mai), con tweet di risposta;
  • il Buongiorno di Gramellini, sulla dissolvenza della casta;
  • è di qualche giorno fa la notizia di Berlusconi che prima dice che dobbiamo uscire dall'Euro e poi smentisce: il riassunto su Nonleggerlo;
  • quarant'anni fa, durante la guerra del Vietnam, fu scattata una delle foto più famose della storia (vincitrice anche del premio Pulitzer): il Post racconta la sua storia;
  • un'altra storia di quarant'anni fa: la prigione di Stanford, il più celebre esperimento di psicologia sociale di sempre, una delle storie più interessanti che ho letto ultimamente;
  • foto da Big Picture su transito di Venere davanti al sole, giubileo della regina Elisabetta e biciclette.

giovedì 7 giugno 2012

Lavoro: conflitto generazionale

Giovani e lavoro. Disoccupazione, impossibilità di fare carriera, posizioni tanto più bloccate quanto più uno sale con responsabilità e competenze: ne leggiamo quasi tutti i giorni e ci conviviamo quotidianamente. Spesso ci si interroga su quali debbano essere le prospettive dei venti/trentenni di oggi. Meno spesso ci si interroga sul perchè la situazione italiana sia quella che è, al di là della risposta placebo "economia stagnante".

Ultimamente mi è capitato di leggere un po' di articoli nei quali i giornalisti assumevano le posizioni più disparate. Partiamo da questo, quello più provocatorio e coraggioso: Luca Ricolfi su La Stampa. Ricolfi, oltre a mettere (giustamente) in dubbio i dati da terremoto sulla disoccupazione giovanile, se la prende (anche) con i giovani italiani: non usa la parola bamboccioni ma alla fine il succo è quello. Dice che studiano fino a trent'anni quando all'estero ci si laurea a 23, che sono più indietro nell'apprendimento rispetto ai coetanei già dai 15 anni, e che - a differenza di ciò che accade nelle altre nazioni - non cercano lavoro fino a che non ne sono costretti, preferendo oziare a casa. Conclude l'articolo così "I giovani hanno anche il diritto di sapere quel che finora gli abbiamo nascosto: che studiare sotto casa, poco, male, e irragionevolmente a lungo conforta le loro mamme ma non spiana loro alcuna strada" asserendo che questo andazzo sia nato "da un patto scellerato fra due generazioni: la generazione dei padri e delle madri, iperprotettiva e per nulla esigente, e la generazione dei figli, spensierata finché l’età e le risorse familiari glielo consentono, e disperata quando deve cominciare a marciare sulle proprie gambe." Personalmente penso ci sia del vero e del falso in tutto ciò: nei fatti non credo di essere nell'insieme dei giovani descritti da Ricolfi ma devo ammettere che - psicologicamente - la tentazione di tornare a casa, del prendersi un po' più di tempo, di staccare, ecc, è sempre lì e ogni tanto la devo respingere, tanto quanto il senso di "disperazione" lavorativa di cui parla il giornalista. Certo è che buttarla solo su questo piano mi sembra un po' riduttivo e menarla sul ritardo negli studi rispetto agli altri paesi per me è una cazzata solenne: con una laurea scientifica prendi poco più di una commessa di negozio e con ben poche prospettive di avanzamento. Con una umanistica finisci a fare il pizzaiolo.. Meno male che la gente si laurea a trent'anni! Almeno prima se l'è un minimo goduta! La grande menzogna, secondo me, è stata quella di spingere così tanto sulla necessità di avere un'istruzione di alto livello: avessero creato meno corsi universitari e più corsi professionalizzanti, e avessero spinto un po' su questi, i giovani sarebbero certamente più attivi e più realizzati! Un po' di banalità a commento all'articolo di cui sopra (e a quelli che citerò tra poco) le trovate anche qui, qui e qui.

Sempre a tema, due articoli molto diversi ma anche molto vicini. Gramellini su un ventenne che non alza il culo per stringere la mano alla Fornero e che si lamenta del fatto che - con diploma alberghiero - non trova lavoro perchè non gli piace lavorare di sera (!!) e una lettera indirizzata a Calabresi in cui una diciannovenne si lamenta del fatto che tutti intorno a lei la scoraggiano nella sua ambizione nel fare ricerca nel sociale ("I ragazzi di oggi non riescono più a inseguire i loro sogni perché a questi sogni sono state tagliate le gambe, perché non abbiamo più modo di nutrirli e se non ci credi i sogni poi si spengono e scompaiono, come se non fossero mai esistiti." - da lacrime). Gramellini conclude dicendo "spero per lui che la vita gli tolga in fretta la seggiola da sotto il sedere. Una bella culata sul pavimento potrebbe ancora avere effetti miracolosi sul suo carattere." mentre Calabresi "si tappi le orecchie, non ascolti le cassandre e i disfattisti e si metta a studiare quello che l’appassiona. Ma lo faccia senza risparmiarsi, legga libri, approfondisca, si faccia guidare dalla curiosità, tenga gli occhi aperti sul mondo e abbia l’ambizione di diventare la migliore sociologa della sua generazione. Protegga il suo sogno, lo coltivi ogni giorno e sappia che quello è il suo vero patrimonio.". Io, invece, prenderei a calci nel culo entrambi. Per me sono entrambi due facce della stessa medaglia, quella di una gioventù viziata che per fortuna non è tutta la gioventù. E poi Calabresi, a rispondere così, fa solo del danno: non siamo a teatro e la vita non necessariamente è una commediola a lieto fine. Magari quella ce la farà davvero ma di cento aspiranti ricercatrici sociali (santo dio ma che razza di professione è?) a cui si risponde così, 95 finiranno a lavorare in un bar. E non saranno contente.

Concludo il post con il sempre grande Filippo Facci. E qui non servono commenti.

martedì 5 giugno 2012

Energia: il Fotovoltaico



E' da un bel po' che vorrei scrivere una serie di post di approfondimento relativi all'energia e ambiente in Italia, come ho già scritto nel post "BRAVI TUTTI.."

In realtà le cose da dire, i dubbi, le perplessità sono molti, percui inizierò con un primo articolo riguardante il fotovoltaico, simbolo per eccellenza delle energie rinnovabili, sbandierato da chiunque voglia far presa sulla folla con la chimera delle energie pulite.

Questa tecnologia, come tutti sappiamo, converte parte della radiazione solare in elettricità. Ma è davvero conveniente (a livello ambientale) l'utilizzo dei pannelli fotovoltaici?
E la legislazione italiana si muove verso l'effettivo efficientamento energetico o usa la scusa delle energie rinnovabili per gonfiare bolle speculative?

Cerco di rispondere alla prima domanda:
il fotovoltaico è una tecnologia il cui rendimento (comunque basso di partenza) scende sempre di piu anno dopo anno, fino a rendere il pannello inutilizzabile.
Inoltre la produzione dei pannelli richiede ingenti risorse energetiche, e lo smaltimento del silicio esausto è un problema non del tutto risolto.



Quindi viene da chiedersi se tutta la CO2 risparmiata producendo energia col pannello durante la sua vita utile sia di piu o di meno di quella impiegata per produrlo e smaltirlo.
Su questa faccenda si sentono molte opinioni, alcune positive, altre no, ma, la risposta piu accreditata è che ci sia effettivamente convenienza ambientale (nel senso dell'LCA), come ben spiegato QUI  o in questo bell'articolo (anche se un po' vecchio)
 

Il secondo punto riguarda la normativa italiana.
Avere le idee chiare in questo campo è difficile, perchè qui si tira in ballo la finanza e le normative, però ci sono diverse fonti che sostengono che il sistema di finanziamenti pubblici al fotovoltaico sia stato sbilanciato e troppo generoso.
Infatti l'energia prodotta da fotovoltaico viene pagata molto di più del valore di mercato, e lo sarà per 20 anni da quando il pannello entra in funzione (questa spesa ricade direttamente sulle nostre bollette)
Inoltre il tetto di 6 miliardi di euro di finanziamenti è già stato quasi raggiunto con quattro anni di anticipo, segno che anche da questo punto di vista forse la regolamentazione è stata troppo blanda.
Questa generosità di incentivi ha portato ad una vera e propria "esplosione" fotovoltaica: 13 GW installati in pochissimi anni, con uno spostamento di interessi ed un giro d'affari gigantesco.


In questa  pagina viene riassunto un po' il quadro attuale, e vengono messi in luce alcuni cambiamenti che vengono introdotti col V conto energia, sul quale, comunque, l'UE ha avuto alcune riserve, come riportato da questo articolo tratto da Repubblica.

Va sottolineato, inoltre, che questo massiccio aumento di produzione da fonti stocastiche non è stato supportato dallo sviluppo delle Smart Grid, con tutti i problemi che ne conseguono.

La domanda che mi pongo da tempo riguarda l'effettiva necessità di questa "corsa" al fotovoltaico.

E' questa la priorità energetico-ambientale del nostro paese?

Prima di investire miliardi di euro pubblici in finanziamenti (che poi finiscono nelle tasche delle aziende produttrici) non sarebbe il caso di mettere mano alle norme sulla certificazione energetica degli edifici, tanto per dirne una?
O rivalutare il ruolo che potrebbe avere la cogenerazione?
(Su questi ultimi due punti spero di trovare il tempo per scrivere presto)

Con questo non voglio dire che il fotovoltaico non vada incentivato e favorito, anzi, ma a mio avviso potrebbero esserci altre priorità ben piu redditizie in termini ambientali e meno onerose in termini economici.


sabato 2 giugno 2012

Contro l'uomo qualunque


Luca Sofri qualche giorno fa ha scritto un post che in breve dice che in Italia va molto di moda paragonarsi "agli altri" quando si combina qualcosa di sbagliato. Frasi del tipo: lo fanno tutti oppure il suo comportamento rispecchia quello della società, si sentono tutti i giorni.
Sofri cita ad esempio l'onorevole Crosetto che per difendere la classe politica dice che come per le altre categorie professionali ci sono quelli per bene e quelli pessimi, oppure Abete che in risposta alle affermazioni di Monti di pochi giorni fa dice che lo sport non è peggiore della società.
Sofri conclude dicendo che l'atteggiamento è sbagliato, in quanto i politici e gli altri personaggi che dovrebbero rappresentare un esempio per la società non possono paragonarsi al "popolo":
perché poi se tutti i modelli che dovrebbero alzare la media prendono a modello la media, la media si abbassa, e così via. E quindi rifugiarsi nel “è la società che è così” non è solo un alibi vile, ma è esattamente il meccanismo che peggiora a sua volta la società. Non avete il fisico per essere straordinari, per sentire la responsabilità di quel che i vostri comportamenti trasmettono e alimentano?Fate altro.
In una società ideale, un politico (un amministratore, un dirigente, un professore, un capitano di una nazionale, ecc ecc) dovrebbe essere scelto perché migliore degli altri, perché esempio per gli altri; dovrebbe essere scelto perché prenda decisioni importanti al nostro posto. In Italia ormai i nostri modelli si comportano da nostri pari, di conseguenza la società non rispetta più "l'autorità", e l'autorità stessa si livella ancor più con la media.

La conseguenza finale è che l'uomo qualunque può ergersi ad autorità, spesso senza le competenze necessarie. Ad esempio, un comune cittadino che in cinque mesi da impiegato in banca diventa sindaco di Parma.

Stiamo andando nella direzione giusta?
 

venerdì 1 giugno 2012

La parata, Travaglio e il terremoto

Carissimi
una "breve" opinione (per una volta non ho la verità in tasca) su una polemica a mio avviso inutile.

Ieri sera ho ascoltato il discorso introduttivo di Travaglio alla trasmissione "Servizio Pubblico". Ho avuto la fastidiosissima sensazione che il discorso non denotasse un punto di vista personale, di un giornalista serio e competente come al solito, provvisto di dati documentati e di fatti. No. Ho notato un certo ossequio, un eccesso di riverenza nei confronti di certo popolo telematico (su cui ho già avuto modo di ironizzare) che ha infiammato le pagine di Internet con polemiche sui soldi spesi per la parata del 2 giugno. La solita lingua tagliente non sembrava supportata dall'intelligenza questa volta, sembrava stanca, poco propositiva. L'ironia era di serie zeta, fatta apposta per il popolino. Discorso tutto fondato sul termine "sobrietà" (aerei con un'ala sola, carri armati trainati a mano, cavalieri senza cavalli e via dicendo) e sui presenti al ricevimento ufficiale (fatto al sacco ai giardini pubblici e "con qualche incensurato", nell'ironia di Travaglio).

Ecco mi sono dispiaciuto. Mi sono dispiaciuto di aver visto una persona del suo livello chinarsi a leccare il culo al popolino di Facebook che, come già ho scritto, vive di motti, di frasi poco approfondite, di massime dal dubbio valore. Questo substrato culturale non è in malafede: nella sua povertà di contenuto non porta avanti idee del tutto sbagliate. Ma le ammanta di una tale retorica, di un tale squallore, che è difficile prenderle sul serio.

Che cosa c'entra se Forlani sospese nel '76 la parate per il terremoto del Friuli? Nulla, perché dubito che Forlani, in un contesto storico e culturale diverso, pensasse al risparmio e di mandare il denaro risparmiato ai terremotati. In quell'occasione penso si trattasse di una forma di rispetto.

Oggi si sfrutta questo fatto per attaccare "la casta" (non dimentichiamo i patiti dei complotti), quei luridoni che mangiano a sbafo e festeggiano quando "non c'è un cazzo da festeggiare". Ai polemici del terremoto non importa nulla e manifestano tutta la loro ipocrisia proprio facendone una questione di soldi.

Se vogliamo parlare di sprechi non scagliamoci contro una manifestazione dell'identità nazionale, ma contro a fatti e sprechi ben più gravi. I polemici avrebbero avuto più credibilità a fare certe osservazioni PRIMA del terremoto (anche se pure in quel caso non avrei compreso come 3 milioni per fare la parata potessero essere paragonabili ad altre iniquità economiche).

Io non ci sto. Sfruttare il terremoto per commuovere le masse è una mossa da anni Trenta (avete presente i proclami lanciati da una voce sensazionalistica del tempo?). Io, fossi un emiliano colpito da terremoto, non mi importerebbe granché di ciò che si fa a Roma mentre seppellisco mio figlio, mio padre o mia madre e dopo aver perso la casa e magari il lavoro.

Giudico diversamente il blocco dello sciopero. E' giusto fermarlo. Di fatto una catastrofe naturale crea dei rallentamenti all'economia del luogo colpito. Non fermare lo sciopero avrebbe generato altrettante polemiche di questa storia della parata, e avrebbe eclissato le giuste ragioni per le quali i lavoratori protestavano.

Quindi Travaglio a 'sto giro per me ha sbagliato. La gente su Internet non sempre è caratterizzata dal buonsenso. Non facciamole credere di avere sempre ragione.