sabato 7 aprile 2012

Il voto al meno peggio

Ciao a tutti, è arrivato anche il mio momento di intervenire ufficialmente!!
Spero di poter contribuire validamende alla crescita del blog, che seguo da tempo.

Chi mi conosce sa che gli argomenti che prediligo riguardano principalmente tecnologia, energia, ambiente, ma non disdegno discussioni politiche, infatti questo mio primo post riguarda proprio la politica, in risposta al post di Ballets nel quale si faceva pesente che il governo, che sembra finalmente occuparsi dell'Italia e non di se stesso, è in reltà sostenuto da un parlamento composto dagli stessi personaggi che hanno contribuito a portare l'Italia nella situazione in cui si trova, e che saranno gli stessi che avremo domani, non apena si concluderà il mandato di Monti.

Sono gli stessi della prima reppubblica (che secondo me non è mai finita) tutti ex DC o ex PSI che si sono schierati un po' a destra, un po' a sinistra, ma sono sempre loro.

La domanda che mi pongo, da tempo, è: come può fare il popolo a favorire un effettivo ricambio della classe politica? e non sto parlando solo di un ricambio generazionale, in quanto non cambia nulla se in parlamento approdano persone giovani solo anagraficamente, ma che sono vecchi sia come idee ma soprattutto come approccio alla politica.

Ogni volta che ci sono delle elezioni il 90% delle persone con cui parlo (siano di centro desta o centro sinistra) dice di "votare il meno peggio".. secondo me è proprio questo il problema!

Perchè se tutti votiamo il meno peggio e non il migliore (quello che ci rappresenta) inevitabilmente in politica andranno avanti i meno peggio, e non i migliori. Si instaura un meccanismo di asta al ribasso che fa si che il livello politico scenda sempre di piu volta per volta, meccanismo che ci ha portato alla situazione attuale.

La mia provocazione è: anzichè votare il "meno peggio", se non ci si sente rappresentati da nessuna forza politica non sarebbe molto più giusto e utile votare scheda nulla?
Io credo nel diritto al voto come un bene preziosissimo conquistato con lotte e sacrifici, è per questo che non va sprecato votando "tappandosi il naso". E la scheda nulla è una presa di posizione ben precisa, diversa da scheda bianca o dal non votare (che non condivido molto)


Aspetto pareri, alla prossima!

Tommi

18 commenti:

  1. Quella del "meno peggio" è davvero un sentimento comune, purtroppo. Spesso riponiamo speranze in persone che non dovrebbero averle (iniziando dai 3 leader dei 3 maggiori partiti di riferimento, primo fra tutti Casini che non ha senso nel panorama politico se non quello di "escort" che da una legislatura all'altra, vaga alla ricerca dell'"amante" di turno). La politica in Italia ha fallito e sarà dura che riuscirà a riguadagnarsi i consensi. Quando la gente dice "populisticamente" che SONO TUTTI UGUALI, un fondo di verità c'è: anche io inizio a pensarlo. Soprattutto dopo questi ultimi tempi, tutti prostrati verso Monti, senza forze di contraddizione, senza riuscire a dibattere su niente, pronti a votare a comando per far fronte alle loro mancanze (perché di questo si tratta: 20 anni di battibecchi senza fare nulla). Alle prossime elezioni se non ci saranno candidati degni di nota annullerò la mia scheda, su questo non c'è dubbio, perché anche io sono stufo di votare il meno peggio. Ciò avviene però, perché i migliori restano dietro, soffocati dalle ideologie partitiche; anche i giovani che entrano a far parte di un movimento politico rimangono succubi dell'ideologia. Questa situazione è davvero preoccupante.

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  2. già, è vero. I migliori non riescono a emergere..

    Però l'idea che mi sono fatto (e che spesso fa si che i miei interlocutori mi "assalgano" :) è che a livello pratico, a mio avviso, l'allargamento della fetta degli astensionisti avrebbe due implicazioni importanti:

    1) farebbe si che i principali partiti sentano costantemente il fiato sul collo vedendo negli astenuti un potenziale bacino di voti ma anche un pericolo in quanto potenziale bacino di voti per lo schieramento opposto (in questo modo entrambi gli schieramenti si sentirebbero costretti a rinnovarsi molto piu velocemente per guadagnare quella fetta di elettorato)

    2) serebbe un chiaro segno a nuove forze politiche (non intendo solo partiti, ma anche correnti interne) che i tempi sono maturi per proporsi in maniera piu decisa, favorendo quindi la nascita di proposte nuove.

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  3. Ah buon Tommi... Questa è una cazzo di questione spinosa.

    Anzitutto confermo che sono uno di quelli del meno peggio e lo sono sempre stato. O meglio, intendiamoci. Nella "serenità" di non essere rappresentato da nessuno, non ho mai avuto problemi a votare lo schieramento più "forte" tra quelli più vicini alla mia idea politica, nella speranza di impedire a Berlusconi di vincere. In questo ho favorito COLPEVOLMENTE l'assenza di una sinistra consapevole in Italia.

    Mi è praticamente sempre andata male. Tranne che con Prodi, non sono MAI stato governato da coloro che avevo votato. Dopo tutte queste vicissitudini, i drammi, le storie di questi venti anni io il problema me lo pongo, e più responsabilmente di quando avevo diciotto anni! Chi cazzo voto la prossima volta??? Nessuno stimola la mia fiducia.

    Cosa vorrei? Vorrei paradossalmente un partito con cui essere tutt'uno, ma noi tutti ci riteniamo troppo sfumati per una simile rigidità, visto ciò che pensiamo della vita di partito. E allora?

    Qui subentra il tuo discorso Tommi... Astensionismo. Il fatto è questo: l'astensionismo l'ho sempre visto come un pericoloso modo per consentire ad una minoranza di imporsi in Parlamento. Io voglio poter parlare, dicendo "ho votato questo e quello, mi va bene, mi va male" e così via. Astenersi è starsene di ciò che pensano gli altri. E tacere. Io non ci sto. Il tuo ragionamento funzionerebbe se TUTTI facessero così. Ma per me funzionerebbe ancora meglio se tutti votassero e votassero responsabilmente, anche più responsabilmente di come, per esempio, ho votato io sinora. Non potendo chiedere tanto temo ancora di più l'astensionismo.

    Secondo te se votasse il 30percento degli italiani i politici si direbbero: "mmm, qualcosa non va"? Io non credo. Purtroppo non ho da proporre alternative. In realtà un'idea me la sto facendo. Ma è un'idea contingente.

    Attendo suggestioni.

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  4. Sì anch'io come bolo penso che la classe politica italiana sia parecchio sorda ai segnali.. Quelli che fanno politica per puro interesse personale non si schioderebbero dalla poltrona a meno di terremoti, i narcisi malati di potere e del ruolo che non vogliono abbandonare neanche.. Ne resterebbero quei pochi abbastanza onesti da capire che è l'ora di lasciare, ma probabilmente sarebbero proprio quegli unici che alla fine meritano il ruolo che hanno..

    A meno di catastrofi finanziarie, secondo me il cambiamento (se mai ci sarà) sarà lento e graduale e troverà ispirazione dai molti che in questi anni si sono formati una coscienza nel vedere le nefandezze di chi sta al potere e che vivranno la propria vita onestamente e al meglio delle proprie possibilità..

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  5. Quoto giò e davide (oddea, non riuscirò mai a chiamarlo Bolo! Penso che presto opterò per "mio cugino" di eliesca ispirazione).
    L'astensionismo è pericolosissimo a meno che i numeri non siano veramente alti.

    Si potesse, utopicamente, convincere tutti coloro che hanno sempre votato il meno peggio, (ossia la stragrande maggioranza degli italiani, I guess) ad astenersi, allora sarebbe un segnale che la politica non potrebbe ignorare.

    Diversamente, l'abdicare al proprio diritto di voto in un periodo storico così delicato, non farebbe altro che lasciare che vada a votare solo chi vota per sentito dire o comunque senza grande cognizione di causa.
    Perché chi, per stanchezza e con grande amarezza, arriva a considerare l'ipotesi di non andare a votare, è sempre chi ha una coscienza politica (di qualunque colore sia) e s'interessa alle sorti del paese.
    I menefreghisti e i superficiali, paradossalmente, sanno sempre chi DEVONO votare.

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  6. non sono tanto d'accordo sul fatto che l'astensionismo sia pericoloso e inutile a meno di grandi numeri (vedi Francia, Germania, UK..), comunque il discorso che facevo è un altro

    So che questo discorso può essere facilmente additato da qualunquista, ma secondo me in questo periodo un qualsiasi voto ai principali partiti non rappresenta il rafforzamento di uno di essi (o il relativo indebolimento di un altro), bensì il rafforzamento del sistema politico così come lo conosciamo.

    Bolo qui non si tratta di tacere e starsene, bensì di non voler più supportare e rafforzare una certa idea di politica, trasversale e congenita nel nostro parlamento, caratterizzata da politici schiavi della politica (dato che non hanno fatto mai altro nella vita) e quindi facilmente ricattabili da essa, proliferazione della corruzione e dei privilegi, e tutto ciò che ne consegue (basta vedere cosa esce fuori dalle recenti inchieste sui finanziamenti ai partiti.. ma non c'era stato un referendum per abrogarli?)

    insomma, la prossima volta che sarò alle urne, a meno di miracoli (cioè che si riduca il numero di parlamentari prima della fine del mandato di Monti, tanto per fare un esempio) non credo che qualcuno dei signori che siede in parlamento avrà il mio appoggio.. se poi tante persone votano per sentito dire, menefreghismo, ignoranza, affari loro che contribuiranno a supportare questo scempio, io non ci sto!

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  7. L'astensionismo è una brutta bestia, su questo credo siamo tutti d'accordo, ma come dice Tommy può essere un buon modo per far sentire la voce, per coloro che sono stufi di questo tipo di politica, anche se non credo basti per cambiare le cose. I politici non potranno certa restare a guardare se l'astensionismo sarà sostanzioso, questo è certo.
    Non si può però neanche aspettare che le cose cambino lentamente, coi tempi che corrono. Bisognerebbe fare una bella pulizia e iniziare a pretendere dai partiti che ci rappresentano più informazione sui candidati e più partecipazione alla vita politica del paese.

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  8. No capiamoci. L'astensionismo non potrà mai essere "sostanzioso" abbastanza da generare una riflessione in questo senso. Non possiamo permetterci un astensionismo nobile contro la politica perché, estremizzando, la probabilità di avere Storace presidente del Consiglio aumenterebbe.

    Io sono il primo a essere perplesso, intendiamoci. Io stesso non ho la più pallida idea di chi votare la volta prossima che sarò costretto (notate questo participio) a farlo. Ma come "pretendere dai partiti" ciò che chiediamo? Come conciliare "più partecipazione alla vita politica" e "astensionismo"? Non vi seguo...

    La soluzione, mi duole dirlo, risiede nel votare il partito che meglio evita il peggio. E' un pò diverso del meno peggio, capite? Per capirci, dubito che darò al PD la mia fiducia la volta prossima. Ma dubito anche che non voterò solo per potermi accontentare di dire che questa politica "non mi piace". Se eleggerò qualcuno che non mi piace potrò affermarlo con serenità. Se coloro che io ho scelto non siederanno in parlamento con la maggioranza potrò criticare con altrettanta serenità. L'unico caso in cui non potrei dire la mia si presenterebbe qualora io a votare non ci vada proprio.

    Non è possibile non avere una posizione, per raffazzonata che sia. L'unico modo che si ha per partecipare è votare. Se poi vogliamo cambiare le regole sfondate una porta aperta. La democrazia occidentale ha dei problemi, lo dico da quando scrivo qui dentro. E' inadatta allo stadio evolutivo odierno dell'uomo. Nessuno si è ancora preso la briga di inventare un mondo diverso perché questo, e non sto ironizzando, è davvero il meno peggio.

    Questo non significa che lo stato delle cose non sia migliorabile. Sono d'accordo con Doson quando scrive che questi sono mutamenti lenti. La Storia non si svolge dal giorno alla notte. Ho scritto montagne di parole in merito, cercate i miei vecchi post. Sto abbracciando sempre più una visione ciclica: necessitiamo sempre di un periodo di negazione per costruire il nuovo e il positivo. Ma rifiutare quel poco di buono che è rimasto in nome di una astratta e poco costruttiva nobiltà d'animo è ben poco risolutivo.

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  9. dunque

    in italia la percentuale dei votanti è sempre stata ALTISSIMA, molto piu alta che negli altri stati europei (guardate qui http://www.idea.int/vt/country_view.cfm?id=-1 )

    siamo sempre stati abituati a considerare questa come una cosa molto positiva, e io sono d'accordo, perchè denota un'affezione alle dinamiche politiche del paese da parte della popolazione.

    ciò che mi sento di criticare (ma a mia volta questo è un discorso criticabilissimo), è il mito del "voto per forza", a cui siamo stati abituati, quasi come se il prendere la posizione di non voler appoggiare nessuno dei partiti presenti, in quanto non ci si sente rappresentati da nessuno di essi, sia un'onta.

    io non credo sia così. Anzi credo che questo sentimento così radicato nel nostro paese sia stato fomentato proprio da chi temeva una disaffezione da parte della popolazione, disaffezione che avrebbe IMPOSTO quantomeno una riflessione di cambiamento.

    anche io credo la politica sia abbastanza sorda, ma direi che se da una votazione all'altra gli astensionisti passassero dall'8% al 25 / 30 % (come del resto avviene in francia, germania, regno unito, ecc) qualcosa cambierebbe

    parlando nel concreto: senza estremizzare pensando a storace presidente del consiglio, sono sempre piu convinto che se si allargasse la fetta di astensionisti. si potrebbero avere quantomeno i due effetti che ho scritto qualche post fa.

    per fare un esempio brutale: chi glielo fa fare al macellaio che vende carne marcia ai suoi clienti di smettere di farlo, se TUTTI i giorni la sua macelleria è PIENA di gente che compra?

    e un macellaio onesto che vuole aprire una macelleria a fianco a quella del macellaio scorretto, come può essere motivato a farlo se vede che la macelleria del suo potenziale concorrente è sempre PIENA di gente?

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  10. Ah Tommi, questo, QUESTO, volevo da questo blog! Discussioni articolate e approfondite su un argomento, non la storia di una notte!

    La tua argomentazione è efficace e corretta, supportata da dati e dialettica. Poiché mi hai convinto in campagna elettorale diamo informazioni dettagliate sui candidati, prendiamoci questa responsabilità. E se alla fine della cernita non avremo trovato nulla che ci convinca voteremo scheda nulla (ma voteremo).

    Penso che il blog abbia acquisito un ottimo elemento.

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  11. bolo, così mi fai emozionare! :D

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  12. Vista in quest'ottica hai ragione. Resta la paura che quel 25%-30% della popolazione sia esattamente la fetta che ha una coscienza politica robustamente formata e che voterebbe con cognizione di causa (tant'è che non saprebbe chi votare), mentre i restanti votanti continuerebbero semplicemente a votare per sentito dire mandando, comunque, su i soliti noti.

    D'altro canto, ti potrei rigirare la domanda, cosa gliene frega ai politici di cambiare le cose se ottengono sempre il minimo indispensabile per poter governare (dato dai non astensionisti) e se, a maggior ragione, quelli che vorrebbero protestare si "autozittiscono" non andando proprio a votare?

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  13. diciamo che, dal mio punto di vista, se dai il voto ad un disonesto, che tu lo faccia con cognizione di causa o per sentito dire le cose non cambiano molto, intanto lui il voto l'ha preso (e si è rafforzato)
    se invece il voto non lo prende, avrà pure i voti di quelli che avranno votato per sentito dire, ma intanto sarà indebolito.
    e questo indebolimento certamente può favorire la necessità di rafforzarsi proponendo idee nuove, ma supportate da fatti concreti.

    c'è da stabilire qual è il limite di disonestà sopportabile (perchè, specialmente in politica, non c'è il bianco e il nero) e non intendo solo la disonestà "economica" ma anche quella intellettuale (mi viene in mente il tema della laicità.. tanto per fare un esempio).

    questo limite è soggettivo, e secondo me è spinto clamorosamente verso l'alto a causa della paura che vinca berlusconi (per i simpatizzanti di centro sinistra) o che vinca "la sinistra" (per i simpatizzanti di centro destra)

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  14. Il discorso è complesso, ma io sono uno di quelli che segue il mito del voto per forza! Sì, io credo che votare il meno peggio sia effettivamente il compito di ogni cittadino, per quanto possa risultare antipatico o addirittura dannoso: non saremo mai rappresentati pienamente, è utopia, dobbiamo informarci e partecipare alla vita pubblica per selezionare chi fra i candidati disponibili ci dà maggiori garanzie di correttezza e aderenza alle nostre visioni.

    La vedo ancora come una soluzione di comodo dire "sono tutti uguali, metto la scheda bianca o nulla". Certo sempre meglio che non andare proprio a votare. Ma se uno non esprime una preferenza poi cosa fa durante i cinque anni di amministrazione (comunale, regionale, politica): si lamenta di tutto e tutti? Continuando a sperare che arrivi dal cielo un candidato più presentabile?

    Proprio quello che dici te, Tommi, mi convince ancora di più. Stabilire il limite di sopportabilità etica e morale che un candidato non può superare è azione soggettiva: come si può farne una lotta comune come tu proponi? Mettiamo che davvero alle prossime elezioni un 25/30% di elettori esprima una non scelta in cabina elettorale, e che davvero i vincitori di tali elezioni rinuncino all'espressione popolare per tornare alle urne, e che davvero lo facciano in nome di un passo indietro della casta, a quel punto ne arrivano dei nuovi, che magari possono soddisfare te, ma non me, cosa si fa allora? Si continua a rimandare in attesa di orizzonti più chiari? Si annulla anche l'elezione dopo?


    Infine, sono contro questo ragionamento perché mi sembra un metodo molto poco propositivo e tanto contestativo. No, andiamo a votare, informandoci e chiedendo spazi di partecipazione, negli anni successivi si raccoglieranno i frutti, buoni o cattivi che siano, e in ogni caso sarà esperienza per il futuro.

    Scusate se sono stato prolisso ma la faccenda mi anima.

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  15. beh, io non ho mai detto: "non votiamo perchè tanto sono tutti uguali", men che meno "non informiamoci perchè tanto ora come ora le cose non possono cambiare".

    Il mio ragionamento è: assunto il fatto che, come giustamente sottolineavi, non potremmo mai essere rappresentati totalmente, mettiamo almeno dei paletti sulla coerenza e la buona fede di chi eleggiamo, di coloro ai quali noi diamo il nostro voto.

    questo ognuno lo fa secondo i propri criteri personali, ciò che mi sento di criticare (ma come dicevo, è un'opinione) è il fatto che questo "limite" sia spinto verso l'alto dalla paura che vinca uno che pensiamo sia il peggiore di tutti.

    per quanto mi riguarda questo limite è già superato (ma questa è una mia opinione) da tutti i principali partiti

    un esempio pratico:
    io ritengo che il peggio che possiamo aspettarci venga eletto la prossima volta sia berlusconi (sempre che si ricandidi).

    [ per inciso: NON credo che berlusconi e il berlusconismo siano un fenomeno isolato, bensì una faccia della stessa medaglia (di fatto è supportato da una coalizione che è la stessa che supporta il centro sinistra, stando alle origini politiche: vedi qui per il PD http://it.wikipedia.org/wiki/Provenienza_dei_politici_appartenenti_al_Partito_Democratico e qui per il PdL http://it.wikipedia.org/wiki/Provenienza_dei_politici_appartenenti_al_Popolo_della_Libert%C3%A0 NB: guardate quanti sono i "non identificati" cioè quelli intervenuti dopo la prima repubblica.... ) ma questo è un altro discorso ]

    percui per evitare che berlusconi salga al governo cosa devo fare? votare il partito opposto? cosa mi dimostra il centro sinistra su alcuni temi come la laicità (andate a vedere la votazione del 18 dicembre sulle tasse agli immobili del clero, ma fosse solo quello), la riduzione dei parlamentari (la favola che va avanti da 20 anni), l'abolizione delle province (ci ricordiamo la votazione alla mozione dell' IdV quest'estate), la posizione sulla questione energetica (sulla quale non sono d'accordo, sempre che ne abbia una), lo strano modo di impiegare il denaro con improbabili raccolte firme per chiedere le dimissioni del proprio avversario (che aveva vinto legittimamente le elezioni).

    insomma, dovrei mangiare la biada che mi danno perchè se no non ce ne è altra? non ci sto.
    Questo ovviamente vale tenendo in considerazione i principali partiti, quella del voto nullo dovrebbe essere un passo estremo, fatto dopo aver valutato TUTTE le liste (anche se generalmente per pigrizia, si riconduce la discussione ai principali partiti)

    poi io non ho mai detto che coloro che vincono le elezioni nonostante il 30% degli astensionisti debbano voler tornare alle urne (in Francia governano benissimo anche con il 40% di astensione)
    ovvio che chi vince deve governare, ma con sulla testa la spada di damocle di quel 30% di persone che questa volta non ha votato, ma che alle prossime elezioni non ci mette niente a votare lo schieramento opposto se fa delle cazzate, se non si attiene alle promesse.
    oppure a votare la stessa coalizione di governo nel caso questa lavori bene.

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    1. Tommi, ciò che non mando giù è il non decidere: me ne lavo le mani, non mi rappresentate e non avrete il mio voto. Ecco, non avranno il tuo voto ma avranno le tue tasse da gestire, comunque, quindi non vedo come questa strategia possa essere utile!

      Io credevo che la tua proposta fosse un'Aventino: una massa enorme non ti vota, tu non ti senti legittimato e quindi rinunci a governare e apri al rinnovamento. Ma se tu stesso affermi che lo scopo non è tornare alle urne, allora cosa pensi di ottenere? Scrivi:
      "ovvio che chi vince deve governare, ma con sulla testa la spada di damocle di quel 30% di persone che questa volta non ha votato",
      ma ce li vedi questi personaggi della politica di oggi farsi degli scrupoli per un aumento dell'astensionismo?!? Io no.

      Ribadisco poi che il minimo livello di decenza che tu chiedi ai politici è sicuramente diverso dal mio, o da quello di Doson o della Dimitra... o chessòio! Ad esempio tu parli di laicità: io e te siamo d'accordo, ma quanti in Italia se ne stanno o addirittura supportano l'idea che il cattolicesimo sia una religione "più uguale delle altre"? E io non ritengo queste persone sotto il minimo livello di decenza, solo con idee molto diverse dalle mie. Democrazia. Oppure parli di abolizione delle province: beh, quante persone che hanno in mente esperienze positive delle amministrazioni provinciali possono credere in buona fede che non vadano abolite? Devono essere loro sotto il minimo livello di presentabilità etica? Non credo: hanno un'idea diversa dalla tua. Democrazia.
      Eccetera eccetera.

      Ecco perché -ripeto- la tua mi sembra una proposta che divide piuttosto che unire, un po' anarcoide in senso negativo, del pensare al proprio personale concetto di eticità politica senza cercare un compromesso con gli altri sessanta milioni di italiani. Una proposta non costruttiva.



      Ma torniamo alla tua domanda del post:
      "come può fare il popolo a favorire un effettivo ricambio della classe politica?".
      Continuare ad impegnarsi ad ogni livello per proporre nuovi modelli politici e nuovi modelli di politici! Non è vero che siamo impotenti, vedi Pisapia a Milano o De Magistris a Napoli o Doria a Genova: in questi casi l'espressione popolare ha vinto sugli apparati dei partiti, se poi saranno amministrazioni rinnovatrici o solo fumo senza arrosto ce lo sapremo ridire nei prossimi mesi!

      ps: il tuo discorso sul berlusconismo e le fonti di Wikipedia non l'ho capito.

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  16. ma scusa, cosa c'entra?

    è chiaro che ognuno ha i suoi criteri e metri di giudizio, e non sarò certo io a dire che i miei sono migliori di altri (mi dispiace se la pensi così), se ne può parlare, confrontarsi, discuterne, ma non è questo l'argomento in questione.

    cioè tralasciando ciò che penso io della politica (che, come avevo scritto, era un esempio) la questione è: se tu (un "tu" generico) ti senti rappresentato da un partito e pensi che possa effettivamente contribuire positivamente alla crescita del paese è giusto che lo voti, ma se non ti senti rappresentato, e oltretutto hai la certezza che una fetta molto consistente dei nostri rappresentanti pensi prima a se stesso che al paese, è giusto votare comunque qualcuno (scegliendo "tra il marcio e la muffa") per evitare che vinca un altro?

    secondo me questo ragionamento non regge.. potrei rigirarti la domanda: se "voti il meno peggio, tanto sono tutti uguali", come potrai poi lamentarti di alcunchè, se mentre votavi sapevi già che stavi probabilmente contribuendo ad una sistema che non ti piaceva?

    NB: non sto facendo di tutta l'erba un fascio, anche io (ovviamente) sostengo che dove ci sia la possibilità il cittadino è tenuto a dire la sua (esempio le primarie), ma ribadisco, quando sei nell'urna, è giusto che tu metti la croce su un partito CHE NON TI PIACE ("tappandoti il naso") perchè quell'altro ti piace di meno?

    guarda che non voler sforzarsi di appoggiare a tutti i costi qualcuno non vuol dire non decidere, o, come hai scritto, "lavarsene le mani", anzi..

    magari è un discorso ingenuo, magari da anarcoide (nel senso negativo).. ben venga! parliamone! (opinioni diverse sono il pane di una discussione)

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    1. Sììì, Tommi, mangiamo insieme di questo pane!!!

      Comunque non ti far partire la vena, non volevo mica provocarti!
      Mi sono sentito di fare tutto il discorso sulla soggettività perché non mi convinceva il tuo ragionamento come progetto politico alternativo. Ti spiego: pensavo tu lo proponessi come azione collettiva per ottenere un rinnovamento nelle istituzioni facendo forza sugli alti numeri degli astensionisti. Invece sbagliavo.

      Da questa tua ultima risposta capisco che tu ne fai prima di tutto un ragionamento individuale e questo lo capisco, pur non condividendolo!

      Resto però dell'opinione che oggi, in Italia, tra il marcio e la muffa (decidi tu quali soggetti associare a cosa) ci siano dei margini per preferire uno all'altra... Per questo anch'io non so cosa voterò, ma penso proprio che voterò, per far contare la mia scelta, per non lasciare che altri decidano per me.

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